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Sin dal 1800, per ricostruire un dente cariato veniva utilizzata l’amalgama dentale, una lega di mercurio (50%), argento, rame, stagno e zinco, più conosciuta come “piombatura”.

L’amalgama dentale è oggi uno dei temi più discussi in odontoiatria. Il mercurio contenuto nelle otturazioni in amalgama è sostanzialmente stabile, ma viene comunque costantemente rilasciato in piccole dosi.

La questione sta nel capire se la quantità di mercurio rilasciata dall’amalgama dentale è talmente impercettibile al punto di non essere clinicamente significativa oppure se è abbastanza da generare i sintomi di un’intossicazione cronica da mercurio. Benché il Decreto Ministeriale del 2001 ne limiti l’utilizzo nei bambini sotto i sei anni, nelle donne in gravidanza e nei pazienti affetti da nefropatie, l’amalgama dentale è un materiale ancora oggi comunemente utilizzato in odontoiatria.

Il mercurio e l’intossicazione da mercurio

Il mercurio, lo conosciamo tutti noi che abbiamo superato una certa età e che abbiamo utilizzato e rotto i termometri, è un metallo conosciuto sin dall’antichità, e che si presenta in forma liquida e di colore argenteo, infatti il suo simbolo chimico Hg deriva dal greco “hydràrgyros” che significa “argento liquido“.

Un tempo il mercurio aveva numerosi utilizzi ma al giorno d’oggi viene utilizzato sempre di meno a causa della sua tossicità. Attualmente, a parte le amalgame dentali, il mercurio viene utilizzato nell’industria chimica ed elettronica. La comunità scientifica concorda sul fatto che il mercurio è tossico ed è, per gli esseri viventi, il materiale più pericoloso presente in natura, dopo il plutonio. Al punto che, nel 2011, a Tokyo si è tenuta la Seconda Conferenza Mondiale per la messa al bando del mercurio.

Il mercurio è altamente tossico in forma organica, ossia come metilmercurio, che viene purtroppo assimilato, a causa dell’inquinamento dei mari, dai pesci, soprattutto pesci di grossa taglia come tonno e pesce spada, e poi ingerito dall’uomo che si ciba dei vari derivati ittici da questi pesci, come il tonno in scatola ad esempio.

L’immissione del mercurio nell’organismo può avvenire per ingestione, per inalazione dei vapori o per semplice contatto in quanto è in grado di attraversare la barriera della pelle. Per quanto riguarda il mercurio liquido (forma elementare), il principale rischio di intossicazione acuta è dato dai vapori, perché l’assorbimento cutaneo e quello intestinale sono irrilevanti. I sali di mercurio, invece, sono più facilmente assimilabili tramite la catena alimentare: il metilmercurio, la forma organica, a causa dell’inquinamento è presente nel pesce ed altri alimenti, che vengono assorbiti ed accumulati nei tessuti.

La tossicità del mercurio è conosciuta sin dall’antichità, infatti già nell’antica Roma ne erano conosciuti gli effetti nocivi. Anticamente il mercurio era utilizzato per realizzare veleni con i quali l’avvelenato moriva lentamente di morte apparentemente naturale. Anche se in Cina, ad esempio, anticamente si riteneva che il mercurio fosse una sorta di elisir di giovinezza e alcuni imperatori pare siano morti proprio per avvelenamento da mercurio, in quanto lo ingerivano credendo nelle sue proprietà taumaturgiche. In medicina il mercurio è stato al lungo utilizzato come rimedio per la sifilide, anche se i sintomi dell’intossicazione cronica da mercurio alla fine erano quasi indistinguibili da quelli della malattia.

I danni da esposizione cronica da mercurio hanno dato il nome all’eretismo mercuriale, che si presenta con disturbi della personalità.

L’esposizione cronica, quindi prolungata nel tempo, al mercurio porta ad insufficienza renale, cardiopatia, amnesia, atassia e ictus. L’esposizione in gravidanza ad alte dosi di mercurio porterà danni cerebrali con ritardo mentale e alterazioni dello sviluppo psicomotorio del nascituro.

Nel 1800 il mercurio veniva utilizzato per la lavorazione dei cappelli e si assistette, in quel periodo, ad un notevole incremento di disturbi psichici tra i cappellai.

Questo fatto pare abbia dato l’idea allo scrittore inglese Lewis Carrol per il personaggio del Cappellaio Matto, nel suo romanzo Alice nel paese delle meraviglie.

Le otturazioni in amalgama

Le otturazioni in amalgama, oltre ad essere antiestetiche, alla lunga pigmentano il dente e la gengiva con cui sono a contatto creando quello che viene definito un “tatuaggio da amalgama” che fa che il tessuto dentale e la gengiva diventano neri. Mentre per far ritornare rosea la gengiva a contatto con l’otturazione in amalgama è sufficiente rimuovere l’otturazione, per ritrovare il bianco del dente pigmentato dal tatuaggio da amalgama bisogna rimuovere tutta la parte pigmentata, anche se si tratta di tessuto dentale sano.

Le otturazioni in amalgama, essendo metalliche e quindi sottoposte ad espansione e contrazione, a causa delle variazioni di temperatura che si verificano frequentemente nella bocca, possono rompersi e spezzare i denti, al punto che può rendersi necessario estrarli.

Perché viene ancora utilizzata l’amalgama dentale per le otturazioni?

La domanda che nasce spontanea è appunto questa: perché, nonostante la pericolosità accertata del mercurio, vengono ancora effettuate otturazioni in amalgama?

L’amalgama dentale ha comunque alcuni pregi da non sottovalutare. Innanzitutto è molto più economica dei compositi dentali e la sua applicazione è molto più semplice rispetto ai sistemi adesivi di restauro dentale.
La struttura dell’amalgama dentale, inoltre, la rende adatta al restauro di grosse cavità o su denti non isolabili con diga di gomma, incompatibili con le ricostruzioni in composito. Infine, l’amalgama dentale è carica di ioni positivi, il che la rende inconciliabile con la proliferazione batterica. Se l’otturazione in amalgama è fatta bene, corre meno rischi di infiltrazione e carie secondaria, e può durare anche decenni, se non tutta la vita.

Anche se l’amalgama dentale presenta alcuni aspetti positivi, presso il nostro Studio non viene mai utilizzata. Preferiamo sempre alternative biocompatibili ed estetiche a materiali con provata tossicità per la salute e l’ambiente, al punto da richiedere uno smistamento separato dei residui di amalgama dentale, da parte degli studi dentistici.

Se hai otturazioni in amalgama da più di 10 anni è consigliabile farle controllare periodicamente. Prenota una visita di controllo senza impegno presso il nostro Studio dentistico.

La rimozione delle otturazioni in amalgama

La rimozione delle vecchie otturazioni in amalgama deve seguire attenti protocolli, per evitare che il mercurio contenuto nell’amalgama possa essere ingerito o inalato dal paziente e dagli operatori odontoiatrici (dentista e assistente alla poltrona). La rimozione delle otturazioni in amalgama deve avvenire proteggendo il paziente con la diga di gomma e utilizzando doppia aspirazione. Gli operatori devono essere protetti con mascherine filtranti (FFP2 o FFP3) e protezione oculare (visiera o occhiali protettivi).

La pericolosità del mercurio per l’ambiente richiede inoltre, da parte degli operatori odontoiatrici, il rispetto di precise norme per la “raccolta protetta” dei residui di amalgama dentale, tramite appositi separatori di amalgama collegati agli aspiratori.

Se bisogna trattare un dente con una grossa otturazione in amalgama in donne in gravidanza, è consigliabile rimandare la rimozione al termine della gravidanza e dell’allattamento; qualora ciò non fosse possibile a causa di infezioni o dolore non trattabili farmacologicamente, è preferibile l’estrazione del dente per evitare l’ingestione o l’inalazione del mercurio da parte della gestante.

Se hai intenzione di rimuovere le vecchie otturazioni in amalgama e di sostituirle con restauri estetici, atossici e biocompatibili, in composito, prenota una visita senza impegno e stileremo un piano di cura su misura per le tue esigenze, con un dettagliato preventivo di spesa, che potrai poi decidere se accettare oppure no.

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